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venerdì 1 maggio 2020

Un'inchiesta di Rai Scuola

2 agosto 1980, ore 10.25.

Stazione di Bologna



Una bomba a tempo, contenuta in una valigia abbandonata, esplode nella sala d’aspetto della Seconda classe. Perdono la vita 85 persone. Oltre duecento i feriti. Una pagina drammatica della storia italiana; uno degli atti terroristici più gravi del secondo Dopoguerra. A causa della virulenza dell’esplosione, crolla un’intera ala della stazione, investendo in pieno il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario e il parcheggio dei taxi antistante. Una tragedia rimasta per anni un mistero. I mandanti della strage non sono mai stati identificati. La sentenza definitiva giungerà solo nel 1995: il 23 novembre, la Corte di Cassazione  emette la condanna all'ergastolo, quali esecutori dell'attentato, per i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati innocenti. L'ex capo della P2 Licio Gelli, l'ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte vengono condannati per il depistaggio delle indagini. Il 9 giugno 2000 la Corte d'Assise di Bologna emette nuove condanne per la stessa motivazione.
Nel 2007 arriva anche la condanna definitiva in Cassazione per Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca dei fatti.




LINKS:

LA PRIMA PARTE DEL SEGUENTE LINK DI REPORT NON RIGUARDA LA STRAGE DI BOLOGNA


STESSO DOCUMENTO IN FORMATO TESTO


SIMONE DI STEFANO – VICEPRESIDENTE CASAPOUND
Non bastano i social, non basta avere una pagina Facebook con 4 milioni di like,
questo non basta. Dobbiamo andare in Rai. Quest’area sovranista quanti giornalisti ha
da mettere sul campo? Ve lo dico io, cinque di punta e una trentina sparsi nelle varie
redazioni, trenta, quaranta giornalisti. Non bastano. Bisogna fare di più. Bisogna che
quest’area sovranista vasta si metta insieme per creare scuole di giornalismo, per
mettere giù più riviste, per comprare una radio.

SIGRIDO RANUCCI IN STUDIO
Dubito che in Rai ci siano una cinquantina di giornalisti disposti a fare da cassa di risonanza al portavoce di Casapound. Evidentemente non gli bastano i 4 milioni di like
di cui si vanta. Vede la Rai come un terreno da conquistare. Noi di Report avevamo denunciato in una delle scorse puntate quanto dai profili dei suoi militanti erano state
spammate invece delle fake news. Casapound e Forza Nuova figliano da Terza Posizione, che è stato un movimento che è stato fondato da Roberto Fiore negli anni’70. Nell’ottobre dell’80 viene spiccato nei suoi confronti un mandato di arresto perché sospettato di essere coinvolto nella strage di Bologna. Fatto per cui lo diciamo chiaramente è stato prosciolto per mancanza di indizi, anzi, sono stati poi aperti dei processi per calunnia nei confronti di chi aveva ipotizzato un suo coinvolgimento.
Tuttavia c’era invece anche l’accusa di appartenere all’associazione sovversiva, fatto che gli è costato anche una condanna di 5 anni e sei mesi. Però non ha fatto un solo
giorno di carcere in Italia. Questo perché è stato latitante per lungo tempo in particolare a Londra dove ha costruito da latitante anche un successo imprenditoriale
aiutando anche altri neofascisti. È stato sdoganato nel 2008 da Berlusconi e oggi Fiore è legato a doppio filo ai fondatori di un movimento, la coalizione per la vita e la
famiglia dell’estremista franco-belga Escada, un movimento che fa una battaglia contro papa Francesco. Però Fiore e Forza Nuova possono invece vantare oggi di essere gli ispiratori dei sovranisti istituzionali. Suo lo slogan “Prima gli italiani” che è stato poi fatto proprio da Salvini e dall’onorevole Meloni, oppure il termine “Sostituzione Etnica”, che è stato usato contro i migranti. Poi quando c’è stato da fare la battaglia per riaprire la liturgia all’interno delle chiese, lui ha lanciato la battaglia e altri son venuti poi dietro. Tutto questo, fa dire poi a Fiore, “sto vincendo io”; lo abbiamo sentito dalle parole raccolte dal nostro Giorgio Mottola. Ma non è l’unico esempio: c’è anche il filo che lega all’ultranazionalismo russo. Nel 2012 Roberto Fiore fonda la società, l’associazione, Alexandrite che era un link tra le imprese italiane e quelle Russe. E nel 2013 fa la stessa cosa il portavoce di Salvini, Savoini, quello coinvolto nella presunta  trattativa del Metropol di Mosca, sulla compravendita di gasolio. Lui fonda l’associazione Lombardia Russia con la stessa finalità. Insomma. Dopo 30 anni, Fiore è ancora un leader. È presidente dell’Alleanza per la Pace e per la Libertà, il network che coinvolge, lega tutti i più importanti partiti dell’estrema destra europea. Il sogno di costituire un partito fascista internazionale però risale a vecchia data. Aveva provato anche a fare dietro un santo, San Michele arcangelo, il santo con la spada, una comune dell’internazionale nera nella campagna spagnola. Dove però la terra è po’ rossa, un po’ come su Marte. Il nostro Giorgio Mottola.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Alla metà degli anni Novanta, in questo angolo sperduto di Spagna rurale, alle porte della Mancha dove la terra è argillosa e rossa, Roberto Fiore ha provato a costruire un
villaggio neofascista. Si chiama Los Pedriches, è un borgo rurale abbandonato da quasi trent’anni. Qui Roberto Fiore ha mandato un manipolo di neofascisti a costruire quella che nel progetto sarebbe dovuta essere la comune dell’estrema destra europea.

MIGUEL HABA PEREZ - ABITANTE LOS PEDRICHES
Questa è una delle case che avevano comprato e in cui vivevano. Li vedevo, buongiorno, buonasera e apposto così. E qui è dove hanno fatto la chiesa.

GIORGIO MOTTOLA
Questa è la chiesa che hanno costruita?

MIGUEL HABA PEREZ - ABITANTE LOS PEDRICHES
Si, mi dissero che dovevo frequentarla. Io risposi che in chiesa vado dove pare a me.

GIORGIO MOTTOLA
Quindi quando sono arrivati non mai hanno spiegato quale fosse il loro progetto?

FINA RODRIGUEZ IBAÑEZ – ABITANTE LOS PEDRICHES
No non spiegarono niente. Arrivarono con sei o sette macchine. Sì, tutti vestiti di nero,
come se fossero preti.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
In periodi alterni a Los Pedriches hanno vissuto una cinquantina di neo-fascisti. Hanno
acquistato terreni e case e quello che non sono riusciti a comprare hanno iniziato a
occuparlo.

MIGUEL HABA PEREZ - ABITANTE LOS PEDRICHES
Questa è la casa di un colonnello dell’esercito. Loro ci vivevano e dicevano che l’avevano comprata. Ma io glielo dissi: non è vero, non è vostra!

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Insospettiti dall’anomala presenza nel villaggio e dai loro investimenti, gli amministratori locali avviano un’indagine.

JOAN CANARERO - DIRETTORE AGENZIA INVESTIGATIVA RED
Erano apparsi all’ improvviso. Persone che non parlavano spagnolo. Venivano dalla Polonia, dalla Romania. Nessuno sapeva il perché.

GIORGIO MOTTOLA
Avevano molti soldi?

JOAN CANARERO- DIRETTORE AGENZIA INVESTIGATIVA RED
Compravano case, spendevano molti soldi. Per questo il comune avviò un’indagine. E così venne fuori che una di queste case era stata comprata dalla moglie di Roberto
Fiore. Era una vera e propria operazione immobiliare di cui si era occupato un avvocato di Valencia.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
L’avvocato in questione è lui, Fernando Pazos. Molto noto negli ambienti dell’estrema destra spagnola, qualche tempo fa risaltò agli onori delle cronache per aver sottratto una carta di credito a una dipendente per usarla in un night club.

GIORGIO MOTTOLA
C’era un progetto politico: tanti neofascisti che volevano occupare quel posto, giusto?

FERNANDO PAZOS - AVVOCATO
Non ricordo, io ricordo che un’organizzazione che si chiama San Michele Arcangelo, mi incaricò dell’acquisto di alcuni terreni.

GIORGIO MOTTOLA
Ma lei lo sa che dietro San Michele Arcangelo c’è Roberto Fiore?

FERNANDO PAZOS - AVVOCATO
Sì, sì, certo.

GIORGIO MOTTOLA
Perché lì a Los Pedriches dicono tutti quanti che in realtà era un villaggio neonazista.

FERNANDO PAZOS - AVVOCATO
Ma no, l’intento era fare beneficenza cattolica.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
San Michele Arcangelo è una delle tre fondazioni cattoliche della galassia ultratradizionalista di Roberto Fiore. Basate in Inghilterra, sono state messe sotto inchiesta qualche anno fa per irregolarità nella gestione finanziaria e poi archiviate.

GIORGIO MOTTOLA
San Michele Arcangelo ha finanziato la comune che stavate creando a Los Pedriches, in Spagna?

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
No, non solo, non solo. Tutta una serie di persone lo finanziano.

GIORGIO MOTTOLA
Era una comune neo fascista quella lì? Una comune internazionale neofascista?

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
No. Ma anche se fosse stato, qual è la rilevanza che non c’è più da vent’anni?

GIORGIO MOTTOLA
Perché avete provato a farla anche in Francia, avete provato a farla anche da altre parti.

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
Dov’è il reato? Dov’è la cosa negativa?

GIORGIO MOTTOLA
Dove prendevate i soldi.

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
Dove abbiamo preso i soldi? Li abbiamo fatti con il nostro duro lavoro.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Il nome della fondazione non è scelto a caso: San Michele Arcangelo ha infatti un valore mistico per Forza Nuova. Davanti a una croce celtica in fiamme, è al santo con
la spada che nel ‘97 i militanti neofascisti intitolano il proprio giuramento durante il rito di fondazione di Forza Nuova.

AGOSTINO SANFRATELLO - COFONDATORE FORZA NUOVA – 29/09/1997
Promettiamo, dichiariamo, che mai ci macchieremo di falsità e inganno o percorreremo la via del compromesso per il raggiungimento delle nostre mete. Che sempre cammineremo nei sentieri dell’onore e della verità.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Questo video inedito della nascita di Forza Nuova è stato girato da uno dei fondatori del partito neofascista, Massimo Perrone, stretto collaboratore di Roberto Fiore fin dai tempi di Los Pedriches.

GIORGIO MOTTOLA
Lì l’idea alla base quale era?

MASSIMO PERRONE COFONDATORE FORZA NUOVA
Era di creare una sorta di movimento politico che si rifaceva un po’ a Francisco Franco, a Mussolini, quindi prendere piede un po’ lì.

GIORGIO MOTTOLA
Ed era finanziata dalla San Michele Arcangelo.

MASSIMO PERRONE - COFONDATORE FORZA NUOVA
Era finanziato da Meeting Point che passava da San Michele Arcangelo, forse. Però qualcuno i soldi a San Michele Arcangelo glieli doveva portare. Non ho mai visto scendere San Michele Arcangelo e portarci i soldi.

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Ci mancherebbe. Che cosa era poi la Meeting Point, lo vedremo. Qual era il progetto di Fiore e del suo socio Morsello? Quello di costituire una comune dell’internazionale
neofascista in un villaggio nella campagna di Valencia. E avevano cominciato ad acquistare case e terreni; poi a un certo punto arrivano anche dei camerati dalla Romania e dalla Polonia. Andavano in giro vestiti di nero e investivano parecchi soldi e hanno insospettito gli abitanti del villaggio e gli amministratori che hanno sguinzagliato alle loro spalle degli investigatori privati. Cosa hanno scoperto? Che uno
degli investimenti immobiliari era stato realizzato dalla moglie di Roberto Fiore attraverso a una trattativa fatta da un notaio, da un avvocato di Valencia, legato agli ambienti dell’estrema destra spagnola. Il notaio dice al nostro Giorgio “ma era
un’operazione benefica”; forse ci avrà creduto perché i soldi arrivavano da una fondazione con un nome di un santo, San Michele Arcangelo. Quando Fiore e Morsello hanno fondato Forza Nuova, hanno giurato proprio su quel santo di dire la verità, nient’altro che la verità. I soldi, a San Michele Arcangelo, alla fondazione, da dove provenivano? Come hanno fatto da latitanti a riempire la loro cassaforte, la Meeting Point?

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Meeting Point è stato il cuore dell’impero economico e finanziario di Roberto Fiore. Si tratta di una società che a Londra forniva corsi di lingue e alloggi per gli stranieri.
Venne fondata alla fine del 1980 dal capo di Forza Nuova e dal suo vice, Massimo Morsello, durante la loro latitanza a Londra. Qui, nel 1980 hanno infatti trovato rifugio Fiore e altri neofascisti italiani per sfuggire ai mandati di cattura e alle condanne per associazione sovversiva emesse in Italia.

MASSIMO PERRONE – COFONDATORE FORZA NUOVA
Quando Fiore era ancora esule a Londra per motivi politici, io…

GIORGIO MOTTOLA
Latitante è il termine giusto.

MASSIMO PERRONE – COFONDATORE FORZA NUOVA
Era latitante. Io andavo in giro per tutta Italia a fare proselitismo.

GIORGIO MOTTOLA
E come si manteneva?

MASSIMO PERRONE – COFONDATORE FORZA NUOVA
Era la Meeting Point che manteneva tutto questo entourage per permettere poi l’attività politica.

GIORGIO MOTTOLA
La Meeting point era la cassaforte dell’organizzazione.

MASSIMO PERRONE - COFONDATORE FORZA NUOVA
Sì, ma perché se lo poteva permettere in quel periodo.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Alla metà degli anni Novanta la Meeting Point era diventata un colosso del settore.
Gestiva oltre duemila posti letto in tutta Londra e arrivava a fatturare il corrispettivo attuale di 15 milioni di euro. In occasione degli europei del 1996, la Fifa arrivò a stipulare con l’azienda di Fiore un accordo per l’accoglienza dei tifosi.

MASSIMO PERRONE COFONDATORE FORZA NUOVA
Si faceva la bella vita: macchine a noleggio, biglietto aereo pagato, hotel pagato, taxi pagato.

GIORGIO MOTTOLA
Quanti soldi le dava al mese Fiore?

MASSIMO PERRONE COFONDATORE FORZA NUOVA
Boh, forse una media di 4-5 milioni al mese.

GIORGIO MOTTOLA
Lei per la Meeting Point in sé non faceva nulla.

MASSIMO PERRONE COFONDATORE FORZA NUOVA
No, in realtà non lavoravo proprio per la Meeting Point, diciamo che era al servizio di Fiore.

GIORGIO MOTTOLA
La Meeting Point è stata la cassaforte delle vostre attività politiche?

ROBERTO FIORE – PRESIDENTE FORZA NUOVA
Questo è innegabile e mi sento onorato di averlo fatto.

GIORGIO MOTTOLA
Come facevate a giustificare queste uscite? Voi distraevate i soldi dalle casse di Meeting Point e finanziavate la politica?

ROBERTO FIORE – PRESIDENTE FORZA NUOVA
Chiedetelo all’ufficio delle tasse, prendete la pratica nostra, perché stiamo parlando probabilmente di vent’anni fa.

GIORGIO MOTTOLA
Magari fosse facile farlo in Inghilterra! È praticamente impossibile.

ROBERTO FIORE – PRESIDENTE FORZA NUOVA
Di che stiamo parlando?

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Per mesi abbiamo cercato i fascicoli della Meeting Point presso l’agenzia del fisco inglese, ma senza alcun successo. Ciò che invece abbiamo scoperto è che durante la sua latitanza Fiore conduceva una vita molto agiata. Oltre alla Meeting Point aveva varie altre società intestate e abitava nel cuore della City in questa casa da un milione e 700 mila sterline. Eppure, nel 1980, Roberto Fiore arriva senza una sterlina in tasca, ricercato per associazione sovversiva e con l’accusa, poi risultata infondata, di aver avuto un ruolo nella strage di Bologna. Come è riuscito da latitante a fondare una
società e a diventare così ricco?

ROBERTO FIORE – PRESIDENTE FORZA NUOVA
In Inghilterra, certo grazie anche al sistema inglese che è particolare, noi da zero riusciamo a costruire un impero.

GIORGIO MOTTOLA
Quanti latitanti sono riusciti a diventare ricchi, a creare un’impresa da latitanti in un paese straniero. Questo per me è un mistero…

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
Ma no non è un mistero, lei si deve inchinare alla genialità.

GIORGIO MOTTOLA
Mi ci inchino pure però restano una marea di dubbi perché ci sono una marea di buchi neri che fanno paura nella sua storia personale; lei sarà d’accordo su questo: ci sono dei buchi enormi.

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
No, non ci sono dei buchi neri.

GIORGIO MOTTOLA
Come si fa a diventare ricchi da latitanti con dei mandati d’arresto internazionali sulla testa?

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
C’è una sola spiegazione: l’aiuto di Dio.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Ma secondo una testimonianza che viene fatta per la prima davanti a una telecamera italiana, potrebbe esserci stato qualche altro tipo di supporto molto più terreno.

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Non aveva nemmeno un posto per dormire; Fiore non aveva niente quando è arrivato in Inghilterra. Ora credo sia un uomo molto ricco, ma quando arrivò era messo
davvero male.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Raymond Hill conosce bene la storia di Fiore e degli altri latitanti neofascisti. Tra gli anni Settanta e Ottanta è stato uno dei più importanti esponenti del movimento
neonazista inglese. Ha intrecciato relazioni con i dirigenti dei partiti di estrema destra di tutta Europa. Ma ad un certo punto è diventato un infiltrato della polizia britannica.

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
All’epoca io ero vicino alla Lega di San Giorgio, feci da intermediario per i latitanti neofascisti. La Lega di San Giorgio gli trovò delle sistemazioni e si è presa cura di loro
finché non si sono rimessi in piedi.

GIORGIO MOTTOLA
Che cos’è la Lega di San Giorgio?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Nazisti convinti, nazisti purosangue. Non molti in realtà, ma forti.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
In queste immagini inedite vedete Ray Hill mentre sfila con la bandiera della Lega di San Giorgio durante un raduno neonazista in Belgio nel 1980. All’epoca la Lega era una delle organizzazioni più misteriose dell’estrema destra britannica.
Dichiaratamente razzista e ultra-cristiana, aveva come scopo la creazione di un network neonazista europeo.

GIORGIO MOTTOLA
Lei sa cos’è la Lega di San Giorgio?

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
Sì.

GIORGIO MOTTOLA
Ha avuto rapporti con la Lega di San Giorgio?

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
Li ho conosciuti, totalmente irrilevanti.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
E forse era davvero niente, come dice Fiore; ma stando alla testimonianza di Ray Hill, che ne è stato per anni dirigente, la Lega di San Giorgio disponeva di risorse finanziarie enormi e di radici politiche che affondavano addirittura nel Terzo Reich.

GIORGIO MOTTOLA
Ma chi la finanziava?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
C’erano persone molto ricche, come Doyle di Brighton che era un multimilionario e ce n’erano anche altri molto ricchi. Come due ex ufficiali delle SS.

GIORGIO MOTTOLA
Davvero? Venivano dal Terzo Reich?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Sì, ne ho conosciuti due.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Nel gruppo neonazista inglese di quegli anni c’era anche una donna: Rosine de Bouneville, una ricca aristocratica che per gli incontri politici metteva a disposizione la sua enorme villa in campagna, Forest House. Quando è morta ha lasciato in eredità, la casa, del valore oggi di 700 mila sterline, e gli ettari di bosco in cui è immersa, al San George Educational Trust di cui all’epoca Roberto Fiore era socio e responsabile.

GIORGIO MOTTOLA
Cosa sa di Forest House?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Quello che sapevano tutti: era un campo d’addestramento militare per neonazisti.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
La storia della Lega di San Giorgio s’incrocia anche con un pezzo dei misteri d’Italia.
Dopo il ritrovamento del cadavere di Roberto Calvi sotto al ponte dei frati neri a Londra, la famiglia affidò le indagini alla Kroll, la più importante agenzia investigativa
al mondo. La Kroll scoprì legami tra la Lega di San Giorgio e la Sofint, una società utilizzata dalla P2 per operazioni finanziarie.

CARLO CALVI- FIGLIO DI ROBERTO CALVI
La Sofint effettuò vari pagamenti che son stati fatti tanto a Losanna e anche alla Lega of Saint George.

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
La Lega di San Giorgio nella quale erano confluiti anche dei neofascisti italiani.
Secondo Calvi, che aveva incaricato l’agenzia investigatrice privata Kroll, una delle più potenti al mondo, di fare indagini sulla morte del padre, erano confluiti nella Lega anche i soldi provenienti da una società della P2, che era legata alla P2. Roberto Fiore ci ha scritto “le mie fortune le ho iniziate facendo un lavoro umile, il lavapiatti; poi ho chiesto in prestito anche 500 sterline al mio socio Morsello”. Di parere diverso è
invece l’infiltrato Hill che Fiore però giudica inattendibile. Secondo l’infiltrato nei movimenti neonazisti, una mano alla struttura economica all’impero economico di Fiore, l’avrebbe data proprio all’inizio la Lega di San Giorgio, dove erano confluiti dentro vecchi ufficiali nazisti, quelli delle SS, milionari neonazisti. Insomma sarebbero finiti i soldi provenienti dal terzo Reich. Poi c’era un’aristocratica neonazista che aveva messo a disposizione la sua villa con tenuta, Forest House, nel sud della Gran Bretagna che era diventata la base logistica dei neonazisti. Lì si tessevano strategie e era anche stata trasformata, sempre secondo Hill, in un campo di addestramento militare. Morta l’aristocratica la villa stimata in circa 700 mila sterline con tenuta, sarebbe finita in eredità in un trust dove Roberto Fiore era socio e responsabile. Poi sempre secondo Calvi ben 9 milioni di dollari, oltre 9 milioni di dollari, sarebbero partiti direttamente da Licio Gelli e sarebbero finiti in ambienti neofascisti londinesi grazie anche al contributo di alcuni antiquari che erano a Londra e che erano in stretto contatto con esponenti della Banda della Magliana. Traccia di questi finanziamenti
sono stati anche trovati su documenti sequestrati all’ex capo della P2 e sono oggetto dell’attenzione della magistratura che sta indagando proprio sulla strage di Bologna. Il nostro Giorgio Mottola ha raccolto da Hill una testimonianza clamorosa che potrebbe riscrivere la storia della strage della stazione di Bologna. È in merito a un signore, Enrico Maselli… Non Tomaselli.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Sull’origine della strage e il ruolo dei neofascisti, ulteriori elementi inediti emergono grazie alla testimonianza che Ray Hill fa per la prima volta fa davanti alla nostra telecamera. La storia che ci racconta inizia qualche anno prima della bomba di Bologna in Sudafrica, dove si era trasferito per guidare il movimento neonazista locale sostenitore dell’apartheid.

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
C’era una grande comunità italiana ed è triste dirlo ma molti di loro erano militanti fascisti, le assicuro molto violenti. Immagino che fossero stati attratti dalla politica razziale del Sudafrica.

GIORGIO MOTTOLA
Chi ha incontrato?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Max Bollo era il più importante. Il suo progetto era creare un’unità o una sorta di alleanza tra i fascisti inglesi e i fascisti italiani emigrati in Sudafrica.

GIORGIO MOTTOLA GUORI CAMPO
Max Bollo era uno dei capi del Wit Kommando, l’organizzazione terroristica neonazista, formata da diversi italiani, che in Sudafrica organizzò attentati dimostrativi in difesa dell’apartheid.

MAX BOLLO – EX MEMBRO WIT KOMMANDO
Chi era queste persone che hanno continuato a difendere Berlino 1945? Erano tutte persone che non difendevano solo un pezzo di territorio, ma difendevano soprattutto una visione del mondo, un’idea.

GIORGIO MOTTOLA GUORI CAMPO
Ed è proprio Max Bollo a presentare a Ray Hill un italiano, Enrico Maselli. È lui il protagonista di questo retroscena inedito che potrebbe riscrivere la storia del legame tra la strage di Bologna e la fuga a Londra di altri estremisti neofascisti.

GIORGIO MOTTOLA
Chi era Enrico Maselli?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Natura violenta, ma molto intelligente.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Nel 1980 Ray Hill lascia il Sudafrica e torna a vivere in Inghilterra. E mentre si trova a Leicester qualche mese prima della strage di Bologna, lo contatta Enrico Maselli.

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Maselli mi disse: “Abbiamo pianificato una serie di azioni che ci causeranno molti problemi, puoi trovare un rifugio ad alcuni camerati che saranno costretti a scappare
dall’Italia”?

GIORGIO MOTTOLA
Quando glielo disse?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Nel 1980.

GIORGIO MOTTOLA
Quanti mesi prima della strage di Bologna?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Sei mesi prima.

GIORGIO MOTTOLA
Ma cosa le disse esattamente?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Non mi parlò direttamente della bomba alla stazione di Bologna. Ma quando scoppiò capii subito che c’entrava o che aveva avuto un ruolo. Lo capii da quello che mi disse: “Che la violenza era l’unica soluzione e che lo stato italiano era corrotto e doveva essere distrutto.”

GIORGIO MOTTOLA
Quindi Enrico Maselli venne a chiederle rifugio?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Sì.

GIORGIO MOTTOLA
Per i latitanti italiani?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Esatto.

GIORGIO MOTTOLA
E lei cosa fece?

RAY HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEOFASCISTA INGLESE
Li misi in contatto con la Lega di San Giorgio.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
La rivelazione di Ray Hill è clamorosa. Stando alla sua testimonianza, che va interamente riscontrata, Maselli, avrebbe creato un piano di fuga per i neofascisti italiani. Alla luce di queste rivelazioni, ci mettiamo immediatamente sulle tracce di Maselli.

GIORGIO MOTTOLA
Buongiorno, stiamo cercando Enrico Maselli.

UOMO
Sì, prego.

GIORGIO MOTTOLA
Grazie.

UOMO 2
Salve, salve. Eccolo Enrico!

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Indagato e poi prosciolto nel ‘74 per banda armata, subito dopo è stato condannato per detenzione illegali di armi. E per questo è scappato dall’Italia trascorrendo la latitanza tra il Sudafrica e gli Stati Uniti, dove viene assunto da un’industria del settore della difesa.

GIORGIO MOTTOLA
Lei conosce Raymond Hill?

ENRICO MASELLI
Domanda strana.

GIORGIO MOTTOLA
Perché domanda strana?

ENRICO MASELLI
Mi spieghi perché vuol sapere questa risposta.

GIORGIO MOTTOLA
Ci ha raccontato alcune cose rispetto al vostro incontro.

ENRICO MASELLI
Lei sta parlando di un inglese?

GIORGIO MOTTOLA
Esatto, di un inglese.

ENRICO MASELLI
Che si chiama Ray Hill.

GIORGIO MOTTOLA
Ray Hill, esatto.

ENRICO MASELLI
Stiamo parlando di un incontro avvenuto nel 1980. Lui era in Sudafrica. Lui raccontò un sacco di cazzate nei miei confronti.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Quindi Maselli conferma che l’incontro con Ray Hill c’è stato e ne conferma anche il periodo, rivelandoci che è avvenuto circa quattro mesi prima della strage di Bologna.
Da qui in poi, però, le versioni differiscono completamenti.

GIORGIO MOTTOLA
A Leicester, lei avrebbe chiesto ospitalità, anzi rifugio, per una serie di neofascisti che stavamo per scappare.

ENRICO MASELLI
No, nella maniera più assoluta.

GIORGIO MOTTOLA
E non ha fatto alcun riferimento a una cosa grossa che stava per accadere?

ENRICO MASELLI
Assolutamente falso.

GIORGIO MOTTOLA
Ma lei aveva informazioni sulla strage prima che accadesse?

ENRICO MASELLI
Ma come avrei potuto?

GIORGIO MOTTOLA
Quindi lei nella strage di Bologna non ha avuto nessun ruolo.

ENRICO MASELLI
Ma come avrei potuto? Nella maniera più assoluta.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Maselli nega di aver avuto in anticipo informazioni sulla strage di Bologna e di aver trattato con la lega di San Giorgio l’aiuto ai neofascisti italiani in fuga. All’inizio della nostra conversazione Maselli nega persino di conoscerli, ma dopo molte insistenti domande, riusciamo a fargli ammettere almeno un incontro.

GIORGIO MOTTOLA
E quindi lei ha incontrato anche Fiore e gli altri a Londra?

ENRICO MASELLI
Una volta a Londra in un pub. Perché avevo letto sui giornali… e per curiosità li ho incontrati una volta a Londra. Non ci faccia sopra…

GIORGIO MOTTOLA
Lei sa chi è Enrico Maselli?

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
Enrico?

GIORGIO MOTTOLA
Maselli.

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
No. Io non ho dormito una notte e non ho avuto una sterlina da quelli di Saint George. Zero. Molte di queste cose sono bluff.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Sarà anche un bluff, ma in questo documento inedito della polizia speciale inglese che abbiamo ritrovato si dice: “Non vi è dubbio che gli italiani stabilitasi in questa nazione abbiano avuto assistenza dalla Lega di San Giorgio”. Una delle fonti di questa informazione è il nostro Raymond Hill, che in quel periodo aveva iniziato a collaborare con le forze dell’ordine.

ENRICO MASELLI
Per me gli infami rimangono infami. Allora, io ti spiego come funziona.

GIORGIO MOTTOLA
Ray Hill è un infame.

ENRICO MASELLI
Ray Hill è assolutamente un infame. È venuto praticamente a carpire delle informazioni che ha gestito come ca… gli è parso e piaciuto a lui.

GIORGIO MOTTOLA
Ha mai riferito alla polizia britannica di Maselli?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Sì certo.

GIORGIO MOTTOLA
Gli ha parlato di Enrico Maselli?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Sì, assolutamente.

GIORGIO MOTTOLA
E la polizia italiana non l’ha mai cercata per chiederle cosa le disse Enrico Maselli?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
No, mai. No, ne sono sicuro.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Come mai Ray Hill non è mai stato sentito dagli investigatori italiani? La spiegazione è nelle carte della strage di Bologna ed appare davvero grottesca. Quando le soffiate di Hill arrivarono all’orecchio dei poliziotti italiani, venne chiesto un riscontro alla polizia speciale inglese. Nella richiesta però, c’è un errore madornale. Le autorità italiane infatti non chiedono di appurare i rapporti di Ray Hill con Enrico Maselli, ma con un suo quasi omonimo, Enrico Tomaselli, anche lui all’epoca neofascista, ex membro di terza posizione.

GIORGIO MOTTOLA
Lo sa che la polizia italiana ha indagato non sui suoi rapporti con Enrico Maselli, ma con Enrico Tomaselli?

RAYMOND HILL – EX DIRIGENTE MOVIMENTO NEONAZISTA INGLESE
Sì, hanno sbagliato.

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Se così fosse ci sarebbe poco da ridere. Questo particolare clamoroso, inedito, rischia di riscrivere la storia della strage di Bologna. Che cosa dice Hill? Hill dice “ho conosciuto Enrico Maselli, me lo ha presentato un italiano che è emigrato in Sudafrica, Max Bollo, leader di un’organizzazione neonazista, un’organizzazione che si è anche macchiata di attentati dimostrativi a difesa dell’apartheid. Dice, “Maselli pochi mesi prima della strage di Bologna mi ha chiamato e ha chiesto aiuto, mi ha detto: abbiamo pianificato una serie di azioni che ci causeranno molti problemi, puoi trovare un rifugio ad alcuni camerati che saranno costretti a scappare dall’Italia?”. Hill dice di aver raccontato questi particolari alla polizia inglese, ma quando poi questa informazione arriva a quella italiana, sulle carte non c’è il nome di Enrico Maselli, ma quello di un altro neofascista: Enrico Tomaselli. Quando poi la procura fa indagini, non trova riscontri, chiude con un nulla di fatto e bolla Hill come non credibile. E ci credo. Mentre invece il nostro Giorgio l’ha rintracciato Maselli che ha confermato di conoscere Hill, di averlo incontrato nel 1980, non conferma i contenuti dei colloqui e lo bolla come un infame. Chi ha ragione? Il giudizio deve essere necessariamente sospeso perché a causa di quel vizio incredibile di trascrizione, le indagini non sono state mai fatte. E vedremo che cosa accadrà. Comunque al di là di tutto questo, dalle carte inglesi
emerge anche che La lega di San Giorgio, questo movimento strano, ha aiutato latitanti neofascisti scappati dall’Italia. Non c’è nelle carte il nome di Fiore; lo diciamo chiaramente. Mentre invece c’è in altre carte inedite: in una informativa della Digos che identifica la struttura di Fiore e Morsello come una struttura che ha fornito copertura a dei fascisti latitanti che erano scappati dall’Italia. Come è stato possibile
che due latitanti potessero agire in maniera indisturbata per anni a Londra? E poi, un giorno proprio a quella società, la Meeting Point, bussa uno che ha un occhio solo. Però giura di vederci bene.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Il mistero di Roberto Fiore ha tolto il sonno anche a uno dei più importanti detective privati inglesi, Jeff Katz. L'uomo che nel 1980, per conto dell’agenzia Kroll, riaprì il caso della morte di Calvi dimostrando che non si trattava di suicidio.

JEFF KATZ - DIRETTORE AGENZIA INVESTIGATIVA BISHOP GROUP
Le autorità britanniche dissero che non c’erano basi per arrestarlo, cosa che pensai fosse molto strana, visto che era sospettato di essere coinvolto nella strage della stazione di Bologna. Erano morte 85 persone tra cui due cittadini inglesi. Mi è sempre sembrato strano che non sembrassero interessati.

GIORGIO MOTTOLA
Fiore era vicino ai servizi segreti inglesi?

JEFF KATZ - DIRETTORE AGENZIA INVESTIGATIVA BISOHOP GROUP
È possibile che potesse essere un informatore per i servizi.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
L’eventuale collegamento di Fiore con i servizi non è stato mai dimostrato in nessun tribunale. Ma in una relazione di una commissione d’inchiesta del parlamento europeo
del 1991, Roberto Fiore viene indicato addirittura come agente dei servizi di informazione.

GIORGIO MOTTOLA
Questa storia dei suoi rapporti con i servizi segreti?

ROBERTO FIORE -PRESIDENTE FORZA NUOVA
Assolutamente no! Per un semplice e preciso motivo. Io sono un rivoluzionario. E non mi posso mettere d’accordo con un servizio segreto. Italiano, inglese… certo, avrei la tentazione con i russi perché hanno delle posizioni buone. Ma nemmeno con i russi ho avuto i servizi segreti.

MASSIMO PERRONE – COFONDATORE FORZA NUOVA
Guardi, io ricordo un episodio, è buffa questa cosa. Noi avevamo la sede a Kensigton, della Meeting Point, e sopra c’era un piano della polizia speciale. E tutti dicevano che
era l’MI6. Tanto è vero che una volta ho sbagliato piano, sono entrato dentro questa caserma di polizia… Gentilissimi, mi hanno detto: “Ha sbagliato, la Meeting Point è giù”.

GIORGIO MOTTOLA
La sensazione è che Fiore avesse comunque una protezione particolare a Londra.

MASSIMO PERRONE – COFONDATORE FORZA NUOVA
Fiore secondo me ha la protezione di qualche santo. Perché non si spiega, in tutti i processi il processo non si fa, o viene assolto, o viene prescritto. Fiore in Italia non si è fatto un giorno di galera.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Da latitanti, Roberto Fiore e il suo socio Massimo Morsello non solo si arricchiscono, ma con la Meeting Point finanziano il network europeo neofascista. In questa intercettazione inedita della Procura di Milano, Massimo Morsello, parla con un emissario di Franco Freda, l’ideologo neonazista coinvolto nella strage di Piazza Fontana, poi assolto per mancanza di prove.

UOMO
Purtroppo noi abbiamo l’appello.

MASSIMO MORSELLO
Quindi servono.

UOMO
Esattamente.

MASSIMO MORSELLO
E allora come posso farveli avere? Prima di tutto quello che è importante sapere è in che città?

UOMO
A Milano.

MASSIMO MORSELLO
E lo intesto a chi?

UOMO
Dunque…. te lo devo saper dire perché…. sarebbe meglio… in Italia c’è una legge dove gli assegni superiori ad un certo importo vengo registrati e tutte queste cose…

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
In quei giorni, ricorreva l’appello di un processo che riguardava l’organizzazione politica di Freda che per questo aveva bisogno di soldi. Ma Morsello si prende cura anche di altre figure del network neonazista. Viene ad esempio intercettato anche quando, per motivi non chiariti, organizza l’invio di denaro all’avvocato romano Paolo Giachini, storico difensore dell’ex ufficiale delle SS Eric Priebke.

PAOLO GIACHINI
Non puoi evitare di fare il mio nome? Perché sai, questi, stanno cercando di fare collegamenti allora…. la pubblicità è meglio…

MASSIMO MORSELLO
Certo, certo.

PAOLO GIACHINI
Poi quando vengono fatti di soldi.

MASSIMO MORSELLO
Quant’era l’ammontare, te lo ricordi? Quanto vuoi ritirare che tanto, comunque, lo lasciamo aperto.

PAOLO GIACHINI
Ma guarda, era quattro e qualche cosa.

GIORGIO MOTTOLA
I soldi non sembrano arrivare in modo trasparente dalle telefonate.

ROBERTO FIORE – PRESIDENTE FORZA NUOVA
E da dove arrivano?

GIORGIO MOTTOLA
Si parla di prestanomi che devono incassare soldi, si parla di assegni che non devono superare la quota per essere controllati…

ROBERTO FIORE – PRESIDENTE FORZA NUOVA
Ma lei non pensa che ci sarebbero stati fior fiore di poliziottoni che ci sarebbero venuti addosso se avessero visto una anticchia di cosa problematica.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
In questa informativa della Digos risalente al ‘97, rimasta sepolta negli archivi giudiziari, senza mai essere usata per avviare un processo, si ritiene che Fiore e Morsello fossero a capo di un’internazionale nera finalizzata al supporto finanziario e logistico della latitanza di estremisti di destra. Una sorta di nuovo Piano Odessa, l’organizzazione che dopo la seconda guerra mondiale pianificò la fuga dei gerarchi nazisti. Secondo la Digos, infatti, la struttura londinese di Fiore e Morsello avrebbe supportato la latitanza di diversi criminali neofascisti tra cui di Angelo Angeli, il neofascista che stuprò Franca Rame, Elio di Scala detto Kapplerino, e l’ex Terza Posizione Pasquale Belsito. Alla fine degli anni Novanta, anche il neofascista Massimo Carminati, detto “Er cecato”, sarebbe arrivato alla corte di Meeting Point. L’ex capo di Mafia Capitale viene visto negli uffici della società londinese di Fiore e Morsello da uno dei fondatori di Forza Nuova, Pietro Minervini.

PIETRO MINERVINI – COFONDATORE FORZA NUOVA
Carminati? Io l’ho visto solo una volta, così. Che era venuto a chiedere per un allargamento del suo maneggio.

GIORGIO MOTTOLA
Lei ha incontrato Carminati a Londra?

PIETRO MINERVINI - COFONDATORE FORZA NUOVA
Ma di sfuggita.

GIORGIO MOTTOLA
Lì alla Meeting Point. Ed era venuto a chiedere dei soldi?

PIETRO MINERVINI - COFONDATORE FORZA NUOVA
Aveva un progetto tutto suo.

GIORGIO MOTTOLA
E che progetto era?

PIETRO MINERVINI - COFONDATORE FORZA NUOVA
Per l’ampliamento del maneggio.

GIORGIO MOTTOLA
E perché veniva a raccontarlo a Morsello?

PIETRO MINERVINI - COFONDATORE FORZA NUOVA
Certamente si conoscevano, no?

GIORGIO MOTTOLA
A coinvolgere la Meeting Point nel progetto?

PIETRO MINERVINI - COFONDATORE FORZA NUOVA
Forse.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Prima di entrare a far parte della Banda della Magliana, Massimo Carminati è stato militante dei Nar, il gruppo terroristico di estrema destra, con cui ha partecipato a varie azioni criminali.

DA RADIO RADICALE
MASSIMO CARMINATI - PROCESSO MAFIA CAPITALE 29/3/2017
Io sono un vecchio fascista degli anni ‘70. Sono contento di essere così. Quella è stata la mia vita. Mi sono morti tanti amici e sono contentissimo di essere quello che sono.

GIORGIO MOTTOLA
Un altro dei fondatori di Forza Nuova, Minervini, ci ha detto che ha visto anche Carminati alla Meeting Point, alla metà degli anni Novanta.

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
Questo mi fa piacere saperlo.

GIORGIO MOTTOLA
Lei ha mai incontrato Carminati a Londra?

ROBERTO FIORE - PRESIDENTE FORZA NUOVA
Assolutamente no. Qualche volta a Vigna Clara, perché c’abbiamo lo stesso bar di riferimento. Non ho mai parlato con Carminati. E si vada a leggere bene le carte, capirà più cose, fate il vostro lavoro, studiate le cose...

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
E studiando, appuriamo che Fiore e Carminati hanno condiviso alcune conoscenze. Come quella di Stefano Tiraboschi e Vittorio Spadavecchia, neofascisti appartenenti ai Nar, anche loro come Fiore scappati a Londra all’inizio degli anni ’80.

INTERCETTAZIONE 6 GIUGNO 2013
MASSIMO CARMINATI
Li conosci i miei amici, Spadavecchia, Tiraboschi? Negli anni novanta dicevano ricercati. Ricercati poi…

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Stefano Tiraboschi è stato compagno di cella di Roberto Fiore, nonché per un breve periodo suo socio in affari. Stando almeno a quanto scrivono i detective privati della Padfield. Tiraboschi fonda insieme a Vittorio Spadavecchia una società che aveva sede in questo ufficio al centro di Londra; e che come la Meeting Point, forniva alloggi per gli stranieri. Seppure latitanti, condannati in Italia per associazione sovversiva, anche loro da neofascisti ricercati si trasformano presto in imprenditori ricchissimi a capo di un impero immobiliare nella City valutato milioni di sterline. In diverse intercettazioni, Massimo Carminati si fa un vanto del loro successo e nel 2012 vola a Londra per incontrarli.

DA RADIO RADICALE
MASSIMO CARMINATI - PROCESSO MAFIA CAPITALE 29/3/2017
Siamo andati perché dovevamo andare da dei nostri amici che stavano là e poi io fra l’altro io dovevo trovare un appartamento per mio figlio. Poi fra l’altro mi faceva
piacere vedere quei due amici che stanno là che non vedevo da tanti anni, che fanno parte della mia vita. Che ero contento di vedere, mi faceva piacere.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Queste sono le foto inedite, recuperate da Report, dell’incontro avvenuto a Londra nel 2012 tra Massimo Carminati, Stefano Tiraboschi e Vittorio Spadavecchia. La polizia inglese pedina gli ex militanti dei Nar per tutto il tempo in cui il Cecato resta nella Capitale.

DA RADIO RADICALE
MASSIMO CARMINATI - PROCESSO MAFIA CAPITALE 29/3/2017
Hanno continuato a seguirmi pure a Londra soltanto che all’estero sono meno professionali e li vedevo con i loro motorini che mi seguivano. Loro non hanno valutato che sono una persona che fa questa vita da tanti anni, c’ho un occhio solo ma quello vede bene. Mi dia retta avvocato.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Le foto vengono scattate davanti al ristorante di Stefano Tiraboschi, Mediterraneo, frequentato persino da Madonna, come racconta Carminati in un’intercettazione. In questa via, Kensington Road, una delle più esclusive di Londra, Tiraboschi possiede anche altri due ristoranti. In questo quartiere, gli ex-militanti Nar, sono di casa. Qui aveva sede infatti anche la società immobiliare di Vittorio Spadavecchia. Che ancora oggi è nella lista dei trenta ex terroristi ricercati dalle autorità italiane.

ALFONSO BONAFEDE – MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
Oggi diciamo al mondo che nessuno può sottrarsi alla giustizia italiana.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Per l’ex terrorista di sinistra Cesare Battisti c’è stata una grande mobilitazione di risorse e di forze di polizia. Vittorio Spadavecchia invece che deve ancora scontare 12 anni di prigione, per la giustizia italiana risulta ancora irreperibile. Eppure con una semplice visura a pagamento abbiamo scoperto che Spadavecchia possiede un appartamento nel più lussuoso e ricco dei quartieri di Londra.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Salve sono Giorgio, cercavo Vittorio.

VOCE AL CITOFONO
Il signor Vittorio non c'è, è in ufficio.

GIORGIO MOTTOLA FUORI CAMPO
Ma all’indirizzo dell’ufficio che ci è stato indicato, troviamo dei cinesi con le mascherine che ci invitano ad andare via. Eravamo quasi rassegnati, quando dopo qualche ora lo incontriamo mentre passeggia per strada nei pressi della sua abitazione.

GIORGIO MOTTOLA
Vittorio Spadavecchia? Sono Giorgio Mottola, un giornalista di Rai Tre, le chiedo scusa non voglio disturbarla se… Mi scusi però non voglio inseguirla, se mi dà soltanto un istante. Scusi… Signor Vittorio non voglio inseguirla.

VITTORIO SPADAVECCHIA
Mi lasci stare!

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Ha ragione, nessuno l’ha disturbato per 30 anni. Perché dovrebbe accettare di essere disturbato da noi? Ecco, Spadavecchia sono 30 anni che è latitante, il nostro Giorgio ha fatto una semplice visura catastale e ha trovato dove vive, in un appartamento lussuoso in un quartiere lussuoso. Ha anche incontrato in questi anni Carminati, il Cecato. Che è andato anche a bussare alla porta della Meeting Point, di Fiore e Morsello per farsi finanziare l’ampliamento del suo maneggio. La memoria è un po’ come la marea. L’abbiamo detto, restituisce dal passato, improvvisamente, quando
meno te l’aspetti, brandelli di un relitto. Questa volta c’ha restituito un’informativa del 1997 della Digos che è rimasta seppellita negli archivi per tanto tempo. In questa
informativa si legge che quella di Fiore e Morsello sarebbero stata un’internazionale nera, una struttura che aveva fornito negli anni supporto logistico e finanziario ai latitanti neofascisti che erano scappati dall’Italia. Era il 1997 era il periodo delle indagini sulla strage di piazza Fontana. La procura di Milano intercetta vari esponenti dell’estrema destra tra cui anche, Morsello che non è coinvolto, non risulterà coinvolto nella strage. Nelle intercettazioni finisce anche Maurizio Murelli, neonazista, con una condanna pesante sulle spalle per concorso nell’omicidio di un poliziotto. Fonderà poi l’associazione culturale Orion, dove si mescolavano idee neonaziste e dove si aspirava a un continente euroasiatico sotto l’egemonia russa. Ecco insomma, aveva identificato in un’intercettazione rimasta inedita Gianluca Savoini come punto di riferimento, cavallo di Troia per entrare nella Lega. Quel Savoini che era all’epoca un giornalista della Padania, camminava nella redazione battendo i tacchi e facendo il saluto fascista, e sul suo pc sono state trovate la faccia, la fotografia di Hitler e dei simboli nazisti rivisitati in salsa padana. Poi è rimasto coinvolto nello scandalo del Metropol, diventato portavoce della nuova Lega di Matteo Salvini, ed era rimasto coinvolto come dicevamo nella presunta trattativa di compravendita di gasolio russo finalizzata, secondo i magistrati, a finanziare la Lega di Matteo Salvini per la campagna delle europee. Nelle intercettazioni del 1997 emerge anche che la Meeting Point, la società di Fiore e Morsello aveva a libro paga alcuni giornalisti e perché scrivessero articoli a loro compiacenti, e divulgassero le loro idee, venivano pagati, dice Morsello fino a 10 mila sterline in nero. Nero come il virus nazifascista.